interviste
Fare pace, costruire società: un dialogo su conflitti, narrazioni e possibilità di trasformazione
Nel nuovo appuntamento della serie Interviste Multimage, Alessandra Ciattini dialoga con Gianmarco Pisa — operatore di pace, ricercatore e autore del volume Fare pace, costruire società – orientamenti di base per la trasformazione dei conflitti e la costruzione della pace (Multimage, 2024). L’incontro offre una riflessione profonda sui fondamenti teorici e pratici della costruzione della pace, analizzando come i conflitti nascano, si sviluppino e possano essere trasformati attraverso la comprensione, la mediazione e l’azione consapevole. Dalla teoria di Johan Galtung alla ricerca sul campo nei Balcani e nel Caucaso, Pisa propone una lettura strutturale e concreta del conflitto come elemento sociale, distinguendolo dalla guerra e mettendo in luce il ruolo cruciale delle narrazioni nella costruzione (o distorsione) della realtà.
Il conflitto come dato sociale, la guerra come sua degenerazione
L’intervista si apre con una domanda chiave di Alessandra Ciattini, antropologa e studiosa dei fenomeni sociali: come distinguere il conflitto dalla guerra? L'autore risponde chiarendo che il conflitto è un elemento naturale e ineliminabile della vita sociale — espressione di differenze, interessi e bisogni spesso incompatibili, ma potenzialmente fecondi. La guerra, invece, rappresenta una degenerazione del conflitto, in cui le divergenze vengono gestite attraverso la violenza organizzata e istituzionalizzata.
In questa distinzione risiede il cuore del libro Fare pace, costruire società: comprendere e trasformare i conflitti per prevenire la guerra, agendo non solo sui piani materiali e politici, ma anche su quelli simbolici e culturali.
Un approccio di “ricercazione”: dalla teoria all’azione
Il lavoro di Gianmarco Pisa si fonda su una metodologia di ricercazione, ovvero una pratica che integra riflessione teorica e intervento sul campo. Tale approccio si ispira sia all’esperienza italiana di Alberto Labate, sia al pensiero del norvegese Johan Galtung, fondatore dei Peace Studies moderni.
Pisa spiega che esistono elementi strutturali ricorrenti in ogni conflitto — invarianti che emergono dallo studio empirico di casi diversi, dai Balcani al Mediterraneo, dal Caucaso al Sudamerica. Tuttavia, ogni situazione deve essere letta nella sua specificità, con strumenti che permettano agli operatori di pace di tornare sul campo con un bagaglio teorico e pratico più solido, capace di orientare l’azione concreta.
Fare pace, Costruire società
Orientamenti di base per la trasformazione dei conflitti e la costruzione della pace
Scopri il libro →Narrazioni, immaginari e propaganda: il ruolo della comunicazione nei conflitti
Uno dei momenti più intensi del dialogo riguarda il tema delle narrazioni dei conflitti. Alessandra Ciattini cita il giornalista e saggista belga Michel Collon, che ha denunciato l’influenza della narrazione mediatica sulle guerre contemporanee. Pisa riprende questa riflessione sottolineando come gli “immaginari” collettivi influenzino la percezione dei conflitti: la stessa guerra può essere raccontata in modi opposti a seconda delle prospettive geopolitiche e culturali.
Il caso del Kosovo, ad esempio, rivela come l’informazione occidentale abbia spesso costruito una lettura parziale e funzionale agli interessi delle potenze atlantiche. Le narrative alternative — provenienti dal mondo slavo, orientale o dal Sud globale — offrono invece una visione meno egemonica, ma spesso oscurata dai grandi media. In questo senso, Pisa invita a “disinnescare” la propaganda, recuperando spazi di riflessione critica e di dialogo interculturale.
Dal Kosovo al Nagorno-Karabakh: la pace come costruzione sociale
Il volume Fare pace, costruire società include una serie di casi di studio, come i conflitti in Kosovo, nel Nagorno-Karabakh, tra Perù ed Ecuador. Attraverso questi esempi, Pisa mostra come la trasformazione dei conflitti richieda non solo la mediazione politica, ma anche un lavoro di ricostruzione delle relazioni sociali, culturali e simboliche. Fare pace significa, dunque, costruire società: ripensare i legami, le identità e le istituzioni a partire dal riconoscimento reciproco.
Conclusione: una storia di incontri e scontri
In chiusura, Alessandra Ciattini riflette sull’importanza di guardare alla storia umana come una storia di mescolamenti e sincretismi, dove ogni conflitto è anche occasione di trasformazione. Pisa, da parte sua, ribadisce la necessità di sviluppare un approccio capace di connettere teoria e prassi, ricerca e intervento, memoria e azione.
L’intervista ci restituisce così una visione della pace non come semplice assenza di guerra, ma come processo dinamico di costruzione sociale, basato sulla comprensione, la giustizia e la cooperazione.