Recensioni
Al bivio tra violenza e nonviolenza: una lettura di Gandhi ad Aushwitz
Nelle ultime settimane il libro di Antonio Minaldi, "Gandhi ad Aushwitz. Elogio della Nonviolenza (e sue problematiche)", sta generando riflessioni e dibattiti in diversi contesti.
Come redazione di Multimage vogliamo innanzitutto ringraziare Alessandra Ciattini e la redazione italiana di Pressenza per l’attenzione e la profondità con cui hanno accompagnato la lettura di questo testo.
Il percorso di Antonio Minaldi
Nel libro, inserito nella collana “Ahimsa, i cammini della nonviolenza”, Antonio Minaldi ripercorre la propria storia a partire dal ’68 e dagli anni dei movimenti, fino ad arrivare alle scelte e alle domande di oggi.
La sua è una biografia politica ed esistenziale: da giovane militante convinto che il cambiamento rivoluzionario dovesse passare, in ultima istanza, per la violenza, Minaldi giunge nel tempo a un rifiuto consapevole della violenza stessa e all’adesione alla nonviolenza come scelta etica e “scommessa politica”.
Nella quarta di copertina lo dice con chiarezza: la sfida non è solo vivere personalmente in modo nonviolento, ma capire se e come la nonviolenza possa diventare uno strumento efficace per contrastare poteri violenti, armati, strutturali.
Cosa mette in luce la recensione di Pressenza
Nell’articolo originale, Alessandra Ciattini valorizza proprio questo nodo: il libro come elogio del pacifismo, ma anche come esplorazione delle sue difficoltà e ambivalenze.
La recensione sottolinea alcuni passaggi chiave:
Il pacifismo di Minaldi nasce da un ripensamento: non da una posizione astratta, ma da un confronto critico con la propria esperienza politica e con la storia dei movimenti di sinistra.
La domanda su violenza e nonviolenza non può essere sciolta fuori dal contesto storico: dalle socialdemocrazie europee alla tragedia cilena, fino alle vicende più recenti dell’America Latina, Ciattini richiama episodi in cui la sola vittoria elettorale non è bastata a garantire un cambiamento duraturo.
Minaldi mette in discussione l’idea, abbastanza diffusa, che la nonviolenza “funzioni” solo quando la vittoria è già quasi scontata (come spesso si dice dell’India di Gandhi o del movimento di Martin Luther King).
Per l’autore, ricorda Ciattini, la nonviolenza è innanzitutto un principio etico radicato nella dimensione cooperativa dell’essere umano, ma entra in tensione continua con la “nuda realtà” della pratica politica.
Gandhi, Auschwitz e i limiti della nonviolenza
Uno dei passaggi più forti del libro, ripreso nell’articolo, riguarda l’ipotesi estrema: la possibilità che Gandhi avesse scelto di immolarsi per opporsi allo sterminio nazista. Minaldi si chiede se un gesto di questo tipo, individuale e radicale, avrebbe potuto ribadire il valore ineludibile della nonviolenza, pur senza fermare materialmente la violenza.
Al tempo stesso, riconosce quanto sia difficile immaginare un sacrificio collettivo nonviolento di fronte a una violenza sistematica e genocida. Qui si apre la questione, che Ciattini riprende con lucidità: esistono situazioni estreme in cui la sola difesa possibile passa attraverso l’uso della forza?
Minaldi non elude il problema e considera legittimo, anche da parte di chi si richiama alla nonviolenza, il ricorso a una difesa armata in casi estremi e senza alternative, richiamandosi anche al principio di legittima difesa presente nel diritto penale.
La recensione accosta a Gandhi un’altra figura, quella di Camilo Torres, il sacerdote colombiano che, di fronte alla chiusura totale degli spazi politici, scelse di unirsi alla lotta armata e fu ucciso al suo primo scontro con l’esercito. Qui la domanda torna a farsi bruciante: quanto è prevedibile l’esito di una scelta, sia essa nonviolenta o violenta?
Un invito alla ricerca personale
Alla fine del volume, come ricorda ancora l’articolo di Pressenza, le riflessioni di Antonio Minaldi sono affiancate da quelle di Olivier Turquet, che indica un primo passo fondamentale verso la nonviolenza: riconoscere la violenza che abita in ciascuno di noi; un punto che sentiamo molto vicino anche al lavoro di Multimage: la nonviolenza non come dottrina da “applicare” dall’esterno, ma come processo di trasformazione personale e collettiva, che attraversa i conflitti, le contraddizioni, le scelte difficili.
Dove leggere e approfondire
Per chi desidera proseguire l’esplorazione:
La recensione integrale di Alessandra Ciattini è disponibile su Pressenza:
👉 Al bivio tra violenza e nonviolenzaLa scheda del libro è sul nostro sito:
👉 Gandhi ad Aushwitz. Elogio della Nonviolenza (e sue problematiche)Qui trovate anche una breve biografia e gli altri titoli di Antonio Minaldi nel catalogo Multimage:
👉 Scheda autore: Antonio Minaldi
Siamo felici quando i nostri libri diventano occasione di confronto vivo tra persone, gruppi, movimenti.
Ancora grazie all'autrice per questo contributo al dialogo su uno dei temi più delicati e urgenti del nostro tempo: la scelta, sempre aperta, tra violenza e nonviolenza.